Qual è il ruolo della vitamina D in gravidanza e quale il fabbisogno giornaliero?
Conosciuta anche come “la vitamina del sole”, la vitamina D è una sostanza importante durante il periodo della gravidanza, sia per il benessere della futura mamma che del nascituro. Quali sono i rischi, infatti, se si presenta un’eventuale carenza di vitamina D?
Integratore
Vitamina D3 IBSA
L’Integratore Vitamina D3 IBSA contribuisce al buon funzionamento del sistema immunitario e alla salute delle ossa, permettendo il corretto assorbimento del calcio.
A cosa serve la vitamina D?
La vitamina D è una vitamina liposolubile, viene assunta cioè unitamente a oli e grassi per poi essere immagazzinata nel fegato. La vitamina D ha una particolarità: attraverso l’alimentazione ne introduciamo solo il 10-15% del fabbisogno totale, mentre l’altra gran parte deriva dalla sintesi cutanea che si attiva con l’esposizione della pelle ai raggi del sole.
La vitamina D regola il metabolismo e l’assorbimento del calcio da parte dell’organismo ed è dunque indispensabile per la salute delle ossa: in gravidanza, quindi, partecipa alla mineralizzazione delle ossa dello scheletro del bambino.
Carenza di vitamina D in gravidanza: cosa sappiamo?
La SIPPS (Società Italiana di pediatria preventiva e sociale) promuove la profilassi con vitamina D in gravidanza in base ad alcune evidenze: viene raccomandata l’assunzione in maniera preventiva, perché è stato visto che il livello di vitamina D presente nell’organismo materno può influenzare i processi che portano il bambino ad acquisire massa ossea, non solo durante la gestazione ma anche in futuro.
Bassi livelli di vitamina D in gravidanza sembrano essere associati1, inoltre, a un maggiore rischio di:
- diabete gestazionale, una forma di diabete mellito che si manifesta in gravidanza con un aumento dei valori della glicemia;
- preeclampsia, una complicanza propria della gravidanza che può provocare ipertensione arteriosa (pressione alta) e proteinuria (presenza di proteine nelle urine) ed è talvolta accompagnata da dolore addominale, mal di testa, nausea, vomito, alterazioni della vista, tremori delle mani e un repentino aumento di peso;
- basso peso del bambino alla nascita, inferiore ai 2,5 chilogrammi.
Sempre nel tentativo di rintracciare una connessione di tipo causa-effetto tra la mancanza di vitamina D ed eventuali problematiche in gravidanza, un gruppo di studio dell’Università di Birmingham (Inghilterra)2 ha evidenziato il ruolo della vitamina D nei meccanismi che portano a una formazione corretta della placenta nelle fasi iniziali della gravidanza.
Come assumere la vitamina D attraverso l’alimentazione
Attraverso il cibo assumiamo tra il 10-15% del fabbisogno totale di vitamina D. Tra le principali fonti di origine animale troviamo il pesce azzurro; il salmone e le uova. Il latte, invece, contrariamente a quanto spesso si pensi, non è particolarmente ricco di vitamina D.
Tra gli alimenti di origine vegetale troviamo alcuni funghi, tutte le verdure a foglia larga e l’avocado. In commercio, poi, esistono prodotti fortificati in cui viene aggiunta la vitamina D: possono essere succhi di frutta, bevande vegetali e cereali.
Considerato il ridotto apporto di vitamina D che proviene dall’alimentazione e, nell’eventualità che l’esposizione alla luce solare non sia sufficiente, viene considerata l’integrazione. In questo caso, è il medico curante che, appurata la carenza di vitamina D o in presenza di fattori di rischio, provvederà a stabilire se e in quali dosi vada integrata.
Fabbisogno di vitamina D in gravidanza
Il fabbisogno giornaliero di vitamina D viene indicato dalla più recente revisione del LARN (Revisione dei Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana). Per le donne in gravidanza si raccomanda di assumere almeno 15 microgrammi di vitamina D al giorno, pari a 600 UI (Unità Internazionali), ma senza superare i 100 microgrammi al giorno (4000 UI), il livello massimo tollerabile di assunzione.
Integrare la vitamina D in gravidanza
Per le donne in gravidanza solitamente è indicata una profilassi per l’ipovitaminosi di vitamina D: significa che, visto l’aumentato fabbisogno in questa particolare fase della vita, viene suggerita l’assunzione di vitamina D per evitarne la carenza. Le singole condizioni, però, hanno tra loro particolari variabilità, per questo motivo non è mai raccomandato decidere in autonomia di assumere degli integratori di vitamina D: è il medico curante o lo specialista di ginecologia che guida la donna incinta nell’integrazione, per tempi, formulazioni e dosaggio.
In generale, la carenza di vitamina D potrebbe essere legata a differenti situazioni, quali:
- una scarsa esposizione al sole;
- elevata pigmentazione cutanea;
- un’alimentazione povera di alimenti con vitamina D;
- l’assunzione di farmaci che interferiscono con la sintetizzazione della vitamina D;
- una conclamata obesità;
- presenza di condizioni come l’ipoparatiroidismo e quelle legate a un malassorbimento intestinale.