Il fabbisogno di vitamina D può variare in base a vari fattori, come l’età

Quante volte ti sarà capitato di sentir parlare di vitamine? Dell’importanza delle vitamine per il nostro organismo o, al contrario, dei danni che una carenza di alcune vitamine può provocare alla nostra salute. Con il termine vitamine si intende, infatti, quell’indispensabile insieme di sostanze organiche che devono essere necessariamente introdotte attraverso la dieta perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarle.

Tra queste, però, ce n’è una che vitamina in senso stretto non è: si tratta della vitamina D – nelle sue varianti più conosciute, la D2 e la D3 – sintetizzata dall’organismo principalmente grazie alla luce del sole. I raggi, infatti, trasformano un grasso presente nella pelle in vitamina D3, la quale viene poi assorbita dall’intestino e introdotta nel sangue, dove si lega a una proteina specifica per essere trasportata ai diversi organi e tessuti. Quali sono i livelli adeguati di vitamina D per il nostro organismo?

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L’Integratore Vitamina D3 IBSA contribuisce al buon funzionamento del sistema immunitario e alla salute delle ossa, permettendo il corretto assorbimento del calcio.

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A cosa serve la vitamina D?

La vitamina D è considerata indispensabile per la nostra salute. Partecipa alla regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo, favorendone l’assorbimento a livello intestinale; concorre attivamente alla salute di ossa, denti e muscoli e favorisce il corretto funzionamento del sistema immunitario. Di contro, la carenza di vitamina D può portare a un indebolimento osseo, problemi cardiovascolari, malattie respiratorie e altri disturbi, come dolori diffusi.

Esposizione al sole e vitamina D

La vitamina D è chiamata anche “vitamina del sole” perché viene prodotta principalmentedal corpo quando la luce del sole colpisce direttamente la pelle.

Alle nostre latitudini, l’80% dell’apporto di vitamina D è garantito dall’esposizione ai raggi UVB, mentre il restante 20% è generalmente assicurato dall’alimentazione.

Come si assume la vitamina D?

Abbiamo già anticipato che la vitamina D, detta anche – e non a caso – “vitamina del sole”, è una vitamina sui generis perché, pur essendo presente in alcuni alimenti (pesce azzurro, carni rosse, fegato e tuorlo d’uovo, per esempio), è prodotta dall’organismo con l’esposizione della pelle al sole. Seppur sia difficile quantificare un tempo preciso di esposizione al sole per produrre adeguate quantità di vitamina D – al calcolo concorrono diversi fattori (età, pigmentazione della pelle, condizioni atmosferiche, specifiche peculiarità dei raggi ultravioletti, utilizzo di protezioni solari) – la Società Italiana dell’Osteoporosi, del

Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) ha sottolineato che un’esposizione di 15-30 minuti al giorno su viso e braccia senza applicazione di creme solari può essere sufficiente per una buona sintesi di vitamina D da parte della pelle. Ciò che è certo, è che risulta praticamente impossibile riuscire a mantenere sufficienti livelli nel sangue attraverso la sola dieta.

Il fabbisogno giornaliero di vitamina D

La dose quotidiana raccomandata di vitamina D varia a seconda dell’età. È l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) a indicare i valori di riferimento nella dieta per l’assunzione di vitamina D.

L’ente, infatti, per gli individui sani di oltre un anno di età ha stabilito come adeguato un apporto di 15 μg al giorno (incluse donne in gravidanza e donne in allattamento) mentre, per i lattanti di età compresa tra 7 e 11 mesi, i DRV (valori di riferimento nella dieta) sono stati fissati a 10 μg al giorno.

Visto che la vitamina D è sintetizzata dall’organismo tramite esposizione al sole, riducendo così la quantità necessaria da assumere con la dieta, i valori di riferimento sono basati sull’ipotesi che l’esposizione solare sia minima, e dunque limitati i livelli di vitamina D sintetizzata. I valori di riferimento nella dieta servono a garantire che le persone assumano sufficienti livelli del prezioso elemento indipendentemente dalla loro capacità di esposizione alla luce solare.

Valori adeguati di vitamina D

Quando si rende necessario verificare la quantità di vitamina D presente nell’organismo, il medico curante può richiedere due diversi tipi di esami del sangue: la 25-idrossivitamina D (derivante dalla somma delle molecole D2 e D3) e la 1,25-diidrossivitamina D (forma attiva della vitamina D3). Seppur non ci sia intesa unanime nella comunità scientifica su quali siano i livelli ottimali di vitamina D o sulla definizione clinica di “carenza”, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), prendendo come riferimento il primo tipo di esame del sangue, considera valori desiderabili “quelli compresi tra 20 e 40 ng/ml. Infatti, per valori superiori ai 20 ng/ml si considera garantita l’efficacia per gli esiti scheletrici, mentre per valori inferiori ai 40 ng/ml si considera garantita la sicurezza, non essendo documentati rischi aggiuntivi. Valori indicativi di “carenza” di vitamina D sono individuati, invece, per valori di 25(OH)D inferiori a 20 ng/ml”.

Quando è necessario assumere vitamina D?

In riferimento alla popolazione adulta, sempre l’AIFA sottolinea che l’inizio della supplementazione di vitamina D è giustificato da valori di 25(OH)D al di sotto dei 20 ng/ml. Con il termine “supplementazione” si intende l’aggiunta di nutrienti alla dieta alimentare.

È il medico che stabilisce se sia necessario sottoporsi al controllo dei livelli di 25(OH)D nel sangue e, nel caso, di far assumere vitamina D. La scelta di eventuali farmaci da usare, i

dosaggi e le modalità di somministrazione possono e devono essere prescritti solo dal medico curante. Anche il sovradosaggio di vitamina D, infatti, può provocare effetti gravi per la salute, quali alti livelli di calcio nel sangue e calcolosi renale).

FONTI
www.aifa.gov.it
www.issalute.it 

https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/4547D

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